riconsiderazioni sul ritratto di Palazzo Bianco
Tra le numerose e splendide opere esposte al Museo di Palazzo Bianco, una in
particolare può attirare l'attenzione del visitatore. Non sarà artisticamente la
più rilevante o storicamente la più nota, ma di certo, per chi abbia avuto il
piacere di sfogliare un libro di storia genovese, la ricorderà come il ritratto
di Andrea Doria.
Leggere come indicazione un semplice "anziano gentiluomo" potrebbe quindi
sorprendere, non a torto, l'osservatore abituato a ben più precisa segnalazione del
soggetto. Non è la memoria ad esser tradita e neanche una
confusione tra le targhette a causare lo stupore nel visitatore ma una nuova
attribuzione dell'opera.
Viene in soccorso del visitatore il Direttore dei Musei di Strada Nuova, Dott.
Piero Boccardo che, contattato sull'argomento in questione, con un'accurata
spiegazione scioglie ogni dubbio.
Negli anni cinquanta, sulla base di "
labili elementi di somiglianza", il
soggetto del quadro fu identificato in Andrea Doria. Il Direttore precisa anche
che "
è facile trovare elementi di somiglianza tra anziani personaggi con lunga
barba". Così facendo, toglie ogni dubbio anche a chi, non avendo molti termini
di paragone con altre opere, nota una certa somiglianza tra i vari ritratti
dell'Ammiraglio.
Alla base dell'attuale non identificazione in Andrea Doria, viene indicato un
piccolo ma rilevante particolare storico. "
Un dato storico incontrovertibile":
Andrea Doria apparteneva, per concessione di Carlo V°, all'Ordine Cavalleresco
del Toson d'Oro e perciò era obbligatoriamente vincolato ad esporre l'insegna
dell'Ordine in tutti i propri ritratti. Il fatto rilevante è proprio che il
Toson d'Oro non compare. Il Direttore sottolinea anche: "
questo dettaglio
compare in tutte le altre immagini note di Andrea Doria, anche se di
modestissima qualità pittorica, ma non nel ritratto in questione e questo fatto,
dunque, esclude che il personaggio effigiato sia il grande ammiraglio".
Quanto trascritto si può meglio apprezzare confrontando il quadro con altre
opere quali: Ritratto di Andrea Doria con gatto (anonimo veneto - Palazzo del
Principe - Genova), Andrea Doria (Villa Centurione Doria - Genova Pegli) e
Ritratto di Andrea Doria (Sebastiano del Piombo - Palazzo del Principe - Genova).
Nelle prime due raffigurazioni, l'anziano Ammiraglio è chiaramente ritratto con
il Toson d'Oro in evidenza sul petto mentre nell'ultimo ritratto, forse il più
famoso, Andrea Doria, in età meno matura e precedente all'appartenenza
all'Ordine, non ne mostra infatti l'insegna.
Anche l'abituale attribuzione del dipinto a Jan Metsys è stata al centro di una recente
riconsiderazione. L'analisi della tavola su cui è dipinta l'opera, ha fatto
emergere che si tratta di pioppo e non rovere come in uso per la pittura
fiamminga. L'opera è stata quindi nuovamente attribuita a Domenico Alfani
nonostante su questo punto non ci sia univocità di visione.
Nonostante l'Anziano Gentiluomo ritorni nell'anonimato, ciò non ne sminuisce la
rilevanza storica anzi, proprio le vicende relative all'identificazione del
soggetto e all'attribuzione dell'autore, credo accrescano l'interesse dell'opera
o almeno la curiosità del visitatore del Museo.