La galea a Lepanto
la galea e Gio. Andrea Doria alla battaglia di Lepanto
La galea è una nave a propulsione mista, vela e remi, dallo scafo lungo e sottile. Adatta alla
navigazione mediterranea, preferibilmente costiera, sfrutta la forza dei rematori in caso di
assenza di vento, manovra e sicuramente in battaglia. Le vele sono di tipo latino, per meglio
sfruttare il vento quando non proviene da poppa.
Nonostante la presenza a prora di uno o più pezzi d'artiglieria e l'uso degli archibugi, la nave
viene impiegata in battaglia con tattiche poco differenti da quelle delle prime navi guerra che
solcarono il mare in epoca romana.
Lo scafo può variare tra 40 e 60 metri di lunghezza e tra 5 e 8 metri di larghezza. Con molta
approssimazione, si può ipotizzare che una galea mossa dai remi occupi mediamente un
rettangolo 50 x 30 metri.
Tutto l'equipaggio vive sopra il ponte allo scoperto. Solo il Capitano, i gentiluomini e gli
eventuali passeggeri "importanti" possono rimanere al coperto nella cosiddetta "carrozza"
posizionata a poppa.
Circa 3/5 della superficie del ponte, a centro nave, sono occupati dai banchi di voga. I rematori,
circa 3/4 dell'intero equipaggio, sono raggruppabili in tre categorie:
- prigionieri di guerra;
- condannati (galeotti) a vita o a pene inferiori;
- buonavoglia, uomini liberi che si offrono volontari solitamente per saldare i propri debiti.
Abitualmente la galea dispone di 25 remi per lato e lunghi circa 14 metri. Ad ogni remo sono
dedicati 4, 5 o 6 rematori. La voga è regolata dall'aguzzino e dagli aguzzinotti.
Un esempio di equipaggio di una galea di Giovanni Andrea Doria:
1 capitano della galea;
1 capitano delle fanterie;
1 alfiere;
2 gentiluomini di poppa;
3 maestranze (calafato, maestro d'ascia e remolaro);
2 garzoni;
2 capi bombardieri;
4 bombardieri;
1 cappellano;
1 cerusico barbiero;
8 compagni d'albero (marinari di 1a classe);
30 marinari;
100 soldati;
200 remigi.
Totale 356 uomini.
Sotto il ponte vi è la stiva utilizzata per il trasporto di quanto necessario alla nave e
all'equipaggio. E' lecito pensare che il suo volume sia limitato per una nave per sua natura
sovraffollata e quindi non molto adatta all'uso commerciale.
Solitamente sulle galee viene imbarcato un contingente di soldati professionisti:
- per le spagnole, i tercios dai nomi indicanti la provenienza geografica;
- per le veneziane, mercenari albanesi, serbi o morlacchi;
- per le pontificie e le toscane, mercenari italiani o tedeschi comandati da nobili italiani;
- per le genovesi, l'abilità dei marinai al combattimento rendeva non necessario l'assoldare
soldati mercenari.
La prua della nave è caratterizzata dallo sperone che, seguendo le linee della galea, si inclina
leggermente verso l'alto. Quest'arma rappresenta un retaggio delle prime battaglie navali
precedenti l'introduzione dei cannoni. Per quanto lo speronare il nemico sia ancora una tattica
"pagante", l'uso del cannone nelle fasi preliminari risulta preferenziale.
Il cannone principale, detto corsiero o corsiere, è collocato nella corsia centrale della galea.
Non è brandeggiabile e quindi le operazioni di puntamento in realtà sono costituite dalla
manovra della nave. Solo alcuni eventuali pezzi minori posti ai lati possono essere orientati
almeno in modo limitato.
Giovanni Andrea Doria, che tra i principali comandanti della flotta cristiana rappresenta forse
quello con maggiore esperienza, nei giorni precedenti la battaglia di Lepanto consiglia
un'innovazione strutturale per migliorare l'efficacia delle artiglierie nelle fasi preliminari dello
scontro. Fa notare come lo sperone (leggermente inclinato verso l'alto) a distanza ravvicinata
ostacoli il fuoco orizzontale del corsiero costringendolo a sparare alto. Suggerisce quindi di
eliminare lo sperone così da permettere al pezzo d'artiglieria di colpire la murata nemica o
l'equipaggio. Un colpo di cannone "ben piazzato" risulta più efficace di uno sperone conficcato
a forza di remi. Sembra che l'innovazione venga adottata da tutti, compresi i poco entusiasti
veneziani "affezionati" agli speroni.
Le artiglierie sono protette da una sorta di castello di prua. Due superfici rettangolari poste
sopra alla struttura a filo delle murate, dette rembate, ospitano parte delle fanterie.
Il resto dei soldati attende lo scontro sulle balestriere, ballatoi sospesi sul mare tra le murate
ed i posticci e sorrette dai baccalari. Le balestriere si estendono per tutto il centro nave tra le
rembate e la "carrozza" di poppa.
Nuovamente Giovanni Andrea Doria propone un'innovazione tattica, suggerisce di utilizzare
subito prima dell'abbordaggio gli archibugieri in sostituzione dei balestrieri per sfruttarne il
fuoco ravvicinato sui soldati nemici.
A Lepanto, prima della battaglia, le galee cristiane vengono schierate in linea, fianco a fianco e
a distanza ravvicinata per impedire l'inserimento delle navi avversarie. Analogamente la flotta
turca si schiera in linea, forse leggermente arcuata per favorire la manovra di accerchiamento.
La disposizione è dettata dalla necessità di "puntare" sul nemico tutti i cannoni disponibili e
contemporaneamente esporre la minor superficie vulnerabile.
La manovra delle flotte è limitata a nord dalla vicina costa e invece risulta facilitata a sud dagli
ampi spazi del mare aperto. La superiorità numerica turca si concentra quindi a sud proprio in
corrispondenza dell'ala comandata da Giovanni Andrea Doria.
Un calcolo molto approssimativo e per eccesso indica la lunghezza degli schieramenti cristiano
e turco rispettivamente 7.5 km e 10.5 km. Calcoli o resoconti più precisi indicano invece soli 5
km di lunghezza per la flotta cristiana.
E' quindi lecito ipotizzare che il reale motivo del noto sganciamento di Giovanni Andrea Doria
sia il prevenire l'altrimenti inarrestabile accerchiamento della numericamente superiore ala
sinistra turca.
Note
Parte del materiale citato è tratto da "La Croce e la mezzaluna" (Arrigo Petacco, Mondadori),
ricerche e foto (Museo Galata - Genova)
Segnalazioni, contributi ed eventuali correzioni sono sempre gradite.
Ghe.Ra.
22 07 2006
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