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titolo Inno Cattolico Italiano
          Teologo Giuseppe Parodi


Inno Cattolico Italiano Le origini genovesi dell'Inno Nazionale ad opera di Goffredo Mameli sono un fatto noto, come altrettanto nota è la questione che lo stesso inno sia stato cantato pubblicamente proprio a Genova il 10 dicembre 1847 nel centounesimo anniversario della cacciata degli austro piemontesi del 1746.

Certamente meno nota è l'esistenza di un Inno Cattolico Italiano opera anch'essa di un genovese, e nello specifico di un pegliese: il teologo e sacerdote Giuseppe Parodi.

Per quanto oggi quest'inno risulti praticamente dimenticato, anche in ambienti religiosi, per lunghi anni godette, a più riprese, di una certa fama.

Nell'Archivio del Teologo Parodi si possono rintracciare alcuni vecchi articoli di giornale, raccolti dallo stesso sacerdote, attraverso i quali si scopre che già nel 1897, in occasione del congresso di musica sacra, fu posta in evidenza la mancanza di un Inno per i cattolici "il quale serva nello stesso tempo di preghiera e di espressione delle loro pacifiche rivendicazioni".

Fu altresì lamentato uno scarso interesse verso il "canto religioso, sebbene non sacro" utile invece per dare lustro alle adunanze delle Associazioni Cattoliche ed anche per "migliorare il gusto musicale del popolo!".

La Commissione del Congresso provò quindi a porre rimedio alla lacuna preparando un Inno in tre strofe "che spira trionfo e pietà" e "ricorda un canto pasquale del secolo XII".


Testo proposto dalla Commissione:

1.     Cristo risusciti
         In tutti i cuori
         Cristo si celebri
         Cristo si adori.
             Chiamate, o popoli,
             Del regno umano
             Cristo a sovrano.
2.     Navigan l'anime
         Fra scogli infidi!
         Maria protaggaci,
         Maria ci guidi.
             Madre dolcissima
             Vergine Pia
             Ave Maria.
3.     Sede infallibile
         Del maggior Piero,
         Tu sei la cattedra
         Del santo Vero.
             Davanti all'inclita
             Mistica Pietra
             Satana arretra!

"Come intercalare serve l'invocazione Kyrie eleison, che come tutti sanno, vuol dire: Signore, abbi di noi pietà!"


Il 31 dicembre 1897, in data successiva alla stesura della Commissione il Teologo Parodi pubblicò il proprio Inno Cattolico Italiano in occasione del sessantesimo anniversario di sacerdozio del Pontefice Leone XIII°.

Il testo "fu composto secondo le prescrizioni della Commissione di Torino (Ialia Reale marzo 1894)". L'Inno fu benedetto dal Santo Padre e da questi raccomandato a tutte le Associazioni Cattoliche Italiane quale Inno Ufficiale.

Inno Cattolico Italiano Il testo del Parodi fu accolto da commenti ed anche critiche a volte curiosi e contrastanti. Le critiche sono evidenti in una lettera al Teologo Parodi speditagli da Giacomo Della Chiesa, futuro Benedetto XV. Nella missiva, il futuro Pontefice riportò i commenti sfavorevoli del Card. Parocchi che pur apprezzando i sentimenti ispiratori della "poesia scritta" fece seguire una critica "salata" circa l'uso di troppe vocali ed anche alcune correzioni dei versi eseguite con "felicissima prontezza". Curiosamente Della Chiesa, pur scrivendo di voler tralasciare le altre critiche, riportò la "mancanza dell'unità di concetto" a giudizio del Parocchi. Non è noto come l'Inno seppe superare lo scoglio del Card. Parocchi ma, di fatto, già un anno dopo fu pubblicata una "elegante edizione" dello spartito appena musicato dal salesiano Attilio Garlaschi.

Inno Cattolico Italiano Non solo il testo fu soggetto a critiche ma anche la musica dovette subire commenti sfavorevoli. Il noto Maestro Casimiro Corradi, in una lettera indirizzata al Teologo Parodi, dopo aver lodato "la poesia" non seppe trattenersi criticando aspramente la musica ritenendola non all'altezza. Forse in un eccesso critico quasi accusò di dilettantismo l'autore della musica.

Nonostante le alterne critiche, di testo e musica, l'Inno fu invece molto apprezzato dal Santo Padre e pubblicamente eseguito da oltre duemila operai e quattro "famose bande musicali" il Venerdì Santo del 1898 davanti a cinque "eminentissimi cardinali".

Inno Cattolico Italiano L'Inno subì alcune modifiche nel corso degli anni e sino al 1933 quasi se ne persero le tracce. Al 1933 risale infatti la pubblicazione della sesta edizione rivista sulla base del Concordato. Pio XI° e Mussolini apprezzarono l'opera. La benedizione ed "un piccolo dono gentile" furono i ringraziamenti Pontifici mentre, quelli del Duce, furono inviati al Teologo tramite il Prefetto di Genova.

Con il trascorrere del tempo ed il passare degli anni, l'Inno Cattolico Italiano venne progressivamente accantonato sia dai salesiani come anche dalle Associazioni Cattoliche. Ad oggi risulta da tutti dimenticato.


Testo dell'Inno Cattolico Italiano (G. Parodi):

I.    Figli d'Italia, un cantico
                Di Dio si levi al trono,
                N'oda la terra il suono,
                E a Lui tributi onor;
       Ch'Ei Re, Signore ed Arbitro
                Per tutto vita infonde,
                I fior, le stelle e l'onde
                Son opra del suo amor.
                     Gran Dio delle Vittorie,
                     Deh! salva il patrio suolo,
                     L'Italia avrà in Te solo,
                     Grandezza e libertà.

II.   Sia gloria a Lui, che in Solima
                Tratto per gli empii a morte,
                Ne schiuse l'auree porte
                De la felicità;
       D'armi, di lauri e porpore
                Levò trofei condegni,
                Sui trionfati regni,
                La sua Divinità.
                     Gran Dio delle Vittorie,
                     Deh! salva il patrio suolo,
                     L'Italia avrà in Te solo,
                     Grandezza e libertà.

III.   E a Te, Maria, che l'Italia
                Terra d'eroi nutrice,
                Elesse a protettrice,
                Della sua avita Fè;
       Mille sontuosi elevansi
                Templi e fumanti altari,
                L'Alpi, le ville, i mari,
                Sacrò l'Italia a Te.
                     Gran Dio delle Vittorie,
                     Deh! salva il patrio suolo,
                     L'Italia avrà in Te solo,
                     Grandezza e libertà.

IV.   Ma delle glorie italiche
                Centro è l'augusta Roma,
                Ove la terra doma
                Inchina il Sommo Pier;
       Ei di sovrana aureola
                D'Italia ornò le chiome,
                Ne fe' onorato il nome,
                Nel gemino emisfer.
                     Gran Dio delle Vittorie,
                     Deh! salva il patrio suolo,
                     L'Italia avrà in Te solo,
                     Grandezza e libertà.

V.    O Patria mia, de' secoli
                Amor, delizia e vanto,
                Godi! l'Accordo santo
                L'indegno fren spezzò.
       Sull'Aquila dei Cesari
                Di Pier la diva stella
                Pegno d'Era novella
                Ai popoli brillò.
                     Gran Dio delle Vittorie,
                     Deh! salva il patrio suolo,
                     L'Italia avrà in Te solo,
                     Grandezza e libertà.

Ghe.Ra. autore
22 03 2009 data