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titolo La Battaglia di lepanto
          Tavola rotonda e giornata di studi
          12 - 13 febbraio 2009
          assoluzione per Giovanni Andrea Doria
          aspetti storici, tecnici, artistici e letterari


La battaglia di Lepanto

Al termine della "due giorni" di incontri e studio sulla battaglia di Lepanto, presso la Facoltà di Lettere di Genova, finalmente dopo secoli di dubbi, incertezze e calunnie, emerge la verità sul comportamento di Giovanni Andrea Doria. L'ammiraglio genovese, erede dell'illustre Andrea, viene "assolto" dall'accusa infamante di codardia o voluta sottrazione allo scontro.

Naturalmente il convegno non era incentrato su questo singolo evento ma, dalla gran parte dei contributi degli studiosi intervenuti, emerge comunque come la manovra "larga" del Doria sia stata una necessità dettata dal tentato accerchiamento da parte di Ulugh Alì.

Anche l'accusa di volersi sottrarre allo scontro per proteggere le proprie galee in asiento (una sorta di contratto d'affitto) alla Corona Spagnola decade grazie al prof. Luca Lo Basso che fa notare come il contratto prevedesse il rimborso delle "navi" perdute, anche se in tempi lunghi.

Molteplici interventi portano anche all'assoluzione dei veneziani quali denigratori e accusatori di Giovanni Andrea Doria. L'accusa di essere la fonte di tali attacchi alla reputazione del Doria viene quindi mossa a Marcantonio Colonna in cerca di maggior luce e visibilità forse proprio a discapito di Giovanni Andrea Doria.

Dall'intervento del prof. Nicolò Capponi emerge infatti come proprio Colonna e Giovanni d'Austria fossero, per prestigio personale, i più motivati allo scontro assieme ai veneziani spinti dalla necessità di "rispondere" alla perdita di Cipro. Dalle varie considerazioni emerge anche come la prudenza del Doria e di altri leader cristiani filo-spagnoli non fosse motivata da soli ordini, più o meno segreti, di Filippo II° volti a preservare la flotta e gli uomini imbarcati per altri impieghi, magari sulla costa del nord Africa. Pare che lo scontro aperto, "campale", fosse considerato, quasi per "tradizione", un accadimento da evitare, preferendogli tattiche volte a mettere in fuga l'avversario senza rischiare la vita di troppi uomini magari altrove impiegabili.

Tra i motivi che condussero allo scontro emergono cause strategiche e geografiche. Venezia "ferita" a Cipro ed ultima potenza con interessi in Oriente, risultava la più motivata a dare battaglia. La Spagna, i cui confini strategici limitanti l'area d'interesse geopolitico (non nazionali) non superavano l'immaginaria linea Corfù - Tripoli, risultava al contrario la più restia dovendo occuparsi anche della minaccia nordafricana e di varie questioni europee continentali.

La flotta della Lega Santa arrivò alla battaglia per volontà e non per inevitabilità. Lo scontro, come spiegato dal prof. Marco Morin, fu condizionato dall'impiego delle sei galeazze veneziane. L'utilizzo di questo nuovo tipo di unità risulta però preceduto, storicamente, dall'impiego di altri modelli precursori. La galeazza verrà successivamente adottata anche da altre "marine". Caratteristiche fondamentali della galeazza risultavano essere:
- l'alto bordo per prevenire gli abbordaggi;
- le artiglierie su tutti i lati, non solo a prua come nelle galee;
- tre alberi per fornire maggiore "spinta" nella navigazione;
- banchi di voga da trireme.

Le sei galeazze, poste a coppie mezzo miglio avanti ai tre gruppi cristiani, riuscirono a cagionare alla compagine ottomana notevole danno in termini materiali, umani e organizzativi. Combatterono ininterrottamente senza essere abbordate, fornendo il loro contributo per tutta la durata della battaglia. Parrebbe comunque che l'uso delle artiglierie laterali potesse rendere impossibile l'impiego contemporaneo di tutti i rematori limitando considerevolmente la capacità di spostamento.

Anche la galea trova spazio nell'intervento. Viene sfatato il mito dell'inferiorità della galea rispetto ai vascelli, evidenziando come la galea in acque calme, come quelle mediterranee, potesse avere la meglio su di un vascello grazie al corsiero di maggior calibro e gittata.

Anche l'intervento del prof. Renato Gianni Ridella, incentrato sulle artiglierie navali genovesi, contribuisce a far chiarezza sulle galee. Queste nacquero per lo scontro con le artiglierie prodiere, per un combattimento ove galea e corsiero si integravano in un unico sistema d'arma nel quale l'imbarcazione svolgeva il ruolo di piattaforma di puntamento. Dall'intervento emergono dati interessanti sull'evoluzione dell'artiglieria navale, del suo uso e della composizione dell'armamento delle galee. Si scopre così che il passaggio dalla palla di pietra, alla mitraglia con scaglie lapidee o rottami, fino alla palla in piombo con nucleo in ferro, non risulta essere automatico e adottato da tutti. Proprio nell'epoca di Lepanto mentre tra le file cristiane sembra prediligersi un munizionamento "tecnologicamente più evoluto", in piombo e ferro, volto all'affondamento del mezzo nemico, nello schieramento ottomano parrebbe preferirsi l'uso di palle di pietra scelte per investire gli equipaggi con le schegge. Questi particolari permettono quindi di esprimere alcune considerazioni circa l'approccio tattico alla battaglia navale da parte dei due schieramenti. In linea di principio i cristiani tendevano a colpire i mezzi (a volte un solo colpo poteva risultare fatale per la galea nemica), gli ottomani preferivano invece colpire gli uomini dell'equipaggio per agevolare l'abbordaggio. Lo scontro fisico, quasi terrestre, fu comunque predominante nella battaglia di Lepanto.

Vengono portati all'attenzione dell'uditorio alcuni schieramenti d'artiglieria di galea: smeriglio (unico brandeggiabile), falconetto, sagro, cannone da 50 libbre (centrale), e i restanti pezzi speculari, ma anche particolari evolutivi come la sostituzione del cannone da 50 libbre con il mezzo cannone da 25 libbre, forse alla ricerca di una maggiore gittata.

Il successivo intervento del prof. Nicolò Capponi propone una supposizione, ovvero l'esistenza di cariche già pronte per velocizzare l'uso delle artiglierie cristiane. Viene comunque posta l'attenzione sulla sconfitta ottomana di Lepanto quale punto di svolta storico, come cambiamento d'iniziativa navale da ottomana a cristiana, preferendo comunque evitare il termine "dominazione" del mare ritenuto impossibile in un bacino così limitato e di difficile controllo come il Mediterraneo.

Quasi unanimemente viene sfatato il mito della veloce ricostruzione della flotta ottomana riportando fonti per cui, come logico pensare, le galee non possedessero quadri esperti e quindi fossero impossibilitate ad un reale confronto con i cristiani. La famosa barba tagliata al Sultano sembrerebbe essere quindi ricresciuta piuttosto male.

Tra i numerosi interventi non si possono dimenticare i contributi relativi agli aspetti artistici e letterari. Sicuramente interessante l'insieme di considerazioni circa lo "spazio della battaglia" e l'evoluzione della sua descrizione nella letteratura tedesca. Da ciò si evince come, curiosamente, a partire dai duelli medioevali raccontati ad un pubblico "cortese", già culturalmente preparato sull'argomento, il luogo dello scontro sia solo indirettamente descritto mediante brevissimi cenni. Col passare del tempo, dal campo erboso esterno alle mura cittadine, si passò a veri campi di autentiche battaglie dove il terreno e la sua descrizione assunsero un'importanza addirittura superiore a quella della stessa fanteria nascosta alla vista dalle trincee, dai fumi e dalle nebbie.

Di notevole interesse si sono rivelati gli interventi relativi alle descrizioni della battaglia di Lepanto in campo artistico. La prof.ssa Almudena Perez de Tudela ricorda gli affreschi della battaglia di Luca Cambiaso commissionati da Giovanni Andrea Doria per un dignitario di corte al fine di velocizzare le proprie "pratiche". Si ipotizza che le tele possano rappresentare una sorta di prova tecnica per i successivi arazzi, sempre del Cambiaso, realizzati per Giovanni Andrea Doria. Proprio queste ultime opere sono state al centro dell'intervento della prof.ssa Laura Stagno il cui contributo ha saputo spaziare dalla descrizione e spiegazione dei soggetti sino alle cornici degli stessi. Proprio le cornici, facenti parte degli arazzi, assumono notevole importanza attraverso le parole della prof.ssa Stagno capace di individuare le figure simboliche ed allegoriche e fornendo l'adeguata "traduzione" per l'uditorio. Il congresso ha termine effettivo il giorno seguente con una visita dal vivo degli arazzi esposti al Palazzo del Principe a cura del dott. Roberto Bianchi.

Ghe.Ra. autore
18 02 2009 data

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titolo il programma
          UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GENOVA
          DIRAS
          Palazzo del Principe
          12 - 13 - 14 febbraio 2009
          Aula Magna della Facoltà di Lettere
          Palazzo Balbi Cattaneo Via Balbi 2, Genova


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GENOVA
CENTRO DI STUDI SULLE ARTI,
L'ARCHITETTURA E LA LETTERATURA DEL MANIERISMO E DEL BAROCCO Lo spazio della battaglia
Giovedì 12 febbraio 2009 TAVOLA ROTONDA

La battaglia di Lepanto e la sua celebrazione nelle arti
Venerdì 13 febbraio 2009 GIORNATA DI STUDIO

Aula Magna della Facoltà di Lettere Palazzo Balbi Cattaneo Via Balbi 2, Genova

Giovedì ore 15:00
12 febbraio 2009
TAVOLA ROTONDA SUL TEMA
Lo spazio della battaglia
Interventi di Roberto De Pol, Franco Vazzoler, Bert Treffers, Alberto Beniscelli, Lauro Magnani, Quinto Marini.

Venerdì

13 febbraio 2009
GIORNATA DI STUDIO
La battaglia di Lepanto e la sua celebrazione nelle arti

09:30 Apertura dei Lavori
Saluto del Preside della Facoltà di Lettere, Università di Genova
FRANCESCO SURDICH

10:00 NICOLÒ CAPPONI, FIRENZE
La battaglia di Lepanto: uno sguardo generale

10:30 MARCO MORIN, VENEZIA
Le galeazze alla battaglia delle Curzolari

11:00 Coffee break

11:30 LUCA LO BASSO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, GENOVA
La squadra "de' particolari", i Doria e la Battaglia di Lepanto.

12:00 RENATO GIANNI RIDELLA, GENOVA
Artiglierie navali genovesi su galee e velieri da trasporto al tempo della battaglia di Lepanto

15:00 Riapertura dei lavori
Presiede FRANCO SBORGI
DIRETTORE DIRAS

15:00 DARIA PEROCCO
UNIVERSITÀ CA' FOSCARI, VENEZIA
"Il braccio e la barba": Lepanto nella letteratura

15:30 STEFANIA MASON
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, UDINE
Lepanto nella pittura veneziana del tempo: la battaglia, gli eroi, la santa

16:00 ALMUDENA PEREZ DE TUDELA
MONASTERIO DE EL ESCORIAL, MADRID
Ripercussioni e rappresentazioni della battaglia di Lepanto alla corte spagnola

16:30 Coffee break

17:00 LAURA STAGNO
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, GENOVA
Lepanto nell'arte genovese: celebrazione della battaglia negli arazzi Doria, negli affreschi Spinola e nella chiesa di San Cipriano.

17:30 ELENA PARMA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, GENOVA
La "Battaglia di Lepanto" del National Maritime Museum di Londra

Sabato 14 febbraio 2009
ore 15:00 Palazzo del Principe (Piazza Principe 4): Gli arazzi della Battaglia di Lepanto disegnati da Luca Cambiaso. Visita guidata, su prenotazione al n. 010 255509.

Palazzo del Principe autore